Dibattito sulla legge per le aree idonee alle centrali di carbone, una situazione analizzata con attenzione per cercare di evitare ulteriori danni.
A parlare è stato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ai microfoni di Ping Pong su Radio Uno, auspicando una decisione improvvisa e che dcambi la situazione.
Il Ministro ha specificato: “Io sono pronto a chiudere, nel corso del prossimo anno 2025, gli impianti a carbone nella parte continentale, ma non i due che si trovano in Sardegna. L’isola è l’unica realtà che ha ancora il carbone, contrasta le energie rinnovabili, non ha un piano energetico al momento, un piano che possa prevedere anche solo la distribuzione del gas”.
Si augura però che ci sia un cambiamento: “Perché la situazione della Sardegna è una situazione, se vogliamo dire così, preoccupante”. Una situazione dove però, almeno in questo momento, portare una legge che vieta e basta non servirà a nulla. Prosegue dunque il dibattito sulla legge per quali sono le aree idonee. Intanto si ragiona su cosa fare in Sardegna dove la situazione preoccupa proprio per il mancato passaggio, come sarebbe necessario, alle energie rinnovabili.
La decisione sulle centrali a carbone
Al momento esistono ancora sei centrali a carbone nel nostro paese che sono ancora in funzione. Quattro sono di appartenenza dell’Enel. La prima si trova a Fusina in provincia di Venezia da 976 MW, a Brindisi da 2640 MW, a Civitavecchia da 1980 MW e a Portovesme a Carbonia-Iglesias, appunto in Sardegna, da 480 MW. Ce n’è poi una a Monfalcone a Gorizia da 336 MW gestita a A2A e un’altra in Sardegna a Fiume Santo a Sassari della EP Produzione.
Va detto che le centrali a carbone sono molto pericolose perché sono tra gli impianti industriali che emettono maggiore quantità di ossidi di azoto e zolfo, sostanze che si trasformano in atmosfera in particolato secondario e cioè nella formazione di solfati e nitrati. Un particolato he ha una dimensione decisamente fine e che va sotto i 2.5 micrometri e che è dunque molto dannosa per la salute.
La sensazione è che si chiudano subito le quattro sulla penisola, ma che ci vorrà ancora un po’ per chiudere quelle che invece troviamo in Sardegna dove la situazione appare decisamente più complessa sotto diversi punti di vista. Servirà rapidamente cercare un’inversione di marcia per dare spazio a energie sostenibili e che rispettino la salute delle persone che si trovano a vivere quelle città.